Perché l'invisibilità ci infastidisce?
Ho meditato molto sul bisogno di essere visti e riconosciuti in ambito sociale. Un bisogno che ha assunto negli ultimi tempi dimensioni sproporzionate.
L'uomo nasce come essere sociale e lo sviluppo del linguaggio ha facilitato questa sua predisposizione. Riunirsi in gruppo è stato naturale fin dalla preistoria per poter meglio sopravvivere ad un ambiente ostile.
Il comportamento e l'identità umana sono costruiti sul rapporto con l'altro. Grazie alla relazione con l'altro alleniamo la comprensione, la compassione, l'empatia e la consapevolezza. Ottimi strumenti per imparare ad ascoltarci in profondità in un processo di continua trasformazione del sentire e della sua manifestazione.
La nostra formazione si completa nell'interazione, nella collaborazione e nella condivisione.
Eppure abbiamo traslato sulla visibilità e sul riconoscimento esterno, l'illusorio potere di determinarci e quando questi vengono a mancare ci sentiamo persi.
Non siamo più capaci di vederci con uno sguardo libero da condizionamenti esterni.
Quando ci osserviamo denudati dalle corazze che abbiamo indossato rivestendo ruoli e professioni socialmente riconosciuti, ci sentiamo vuoti e invisibili.
Non abbiamo obiettivi da raggiungere, compiti da svolgere, impegni da rincorrere.
Il fare compulsivo che da sempre ci distrae non c'è più e il nostro stare ci appare privo di significato e di valore.
Soli di fronte a noi stessi proviamo paura. La paura di essere liberi.
Liberi da direzioni, vincoli, maschere e condizionamenti.
Quando non siamo più incanalati, ci sentiamo insicuri perché dinnanzi alle mille possibilità non sappiamo quale scegliere.
Siamo stati così impegnati a rincorrere la ruota della vita che come criceti impazziti abbiamo investito tutti nostri sforzi in un movimento continuo, senza realizzare che non ci stavamo spostando di una virgola. Abbiamo macinato km a destra e a manca, cadendo e rialzandoci all'inseguimento di un illusorio successo materiale che ci sembrava sempre poco più in là rispetto a dove ci trovavamo.
Nella fretta abbiamo prestato poca attenzione al nostro sentire più intimo e alla nostra crescita in verticale. E non conoscendoci affatto siamo confusi e destabilizzati dalla libertà.
La libertà di esplorare l'invisibile.
Foto Donatella Coda Zabetta
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