Ci siamo persi nell'irrazionalità della paura. Ci siamo persi nella confusione delle informazioni.
Abbiamo perso il nostro centro ed eretto barriere. Ci siamo chiusi in castelli fortificati pronti a combattere battaglie tese al soddisfacimento dei nostri bisogni senza esclusione di colpi.
Abbiamo smesso di vederci e di vedere. Siamo collassati in un limbo di insoddisfazione e aggressività.
Abbiamo confuso la sensibilità con la fragilità, il rispetto con l'aggressività. Abbiamo smesso di sentire il battito del cuore e di percepire la nostra umanità.
Le parole si sono trasformate in lame taglienti, gli sguardi in specchi oscurati.
Le mascherine e la mancanza di relazioni sociali dirette ci hanno deresponsabilizzato, allentando freni inibitori e potenziando egoismo e indifferenza.
Ci lamentiamo della realtà incapaci di riconoscerla come parte di noi.
Il Covid ci ha tolto l'ossigeno o abbiamo iniziato a respirare male autonomamente?
Presi dalle nostre vite frenetiche e dall'illusione di poter controllare tutto avevamo tempo di fermarci e dilatare i polmoni in un respiro profondo?
Abbiamo smesso di vivere molto prima del Covid, ma non ce ne rendevamo conto.
Così come ora ci inalberiamo per le chiusure che ci limitano, senza renderci conto che la chiusura è già dentro di noi. Non possiamo più disperdere all'esterno l'energia trattenuta al nostro interno e ci sembra di morire. Buffo.
La nostra mente, grande creatrice di illusioni e giustificazioni, si è arrugginita un po' anche lei lasciandoci nel gorgo di emozioni mai elaborate.
Ci siamo persi per strada il discernimento e la compassione, verso noi stessi in primis.
E quando ti perdi cosa fai?
Cerchi un punto di riferimento.
Sento in lontananza un battito sordo e dimenticato. Non lo riconosco. Mi avvicino con cautela. Ho paura. Sono nudo, come il mio cuore abbandonato.
Foto Donatella Coda Zabetta
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