Esplorando il femminile mi ha colpito spesso il giudizio espresso dalle donne nei confronti di altre donne. È spesso caustico e tagliente, chiara espressione di una visione maschilista ben radicata nell’inconscio. A sorprendermi è la naturalezza inconsapevole con la quale vengono proferite le cattiverie più bieche. Forse mi meraviglia il fatto che giungano da un pulpito femminile. Un femminile adombrato da secoli di patriarcato e ad esso conforme.
Perché una donna accoglie supinamente una prospettiva che ne sancisce l’inferiorità negando a se stessa i diritti spettanti all’uomo?
Per abitudine? Per paura? Per educazione?
Una cosa è certa... la cattiveria con cui alcune donne elargiscono giudizi nei confronti di altre donne più libere e anticonformiste cela una grande rabbia repressa.
Una rabbia così bruciante da isolarle ulteriormente nel loro limbo. Una rabbia così velenosa da impedir loro di riscoprire il valore e la forza della sorellanza.
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