Vi è mai capitato di vivere periodi in cui vi sembra di correre all'impazzata senza muovervi di un millimetro? Sì, mi riferisco proprio a quei momenti di vita che sembrano immobili: stracarichi di impegni, ma in grado di scatenare in noi la sensazione di non concludere assolutamente nulla.
Come se la nostra energia fosse totalmente esaurita nella corsa. Una corsa improduttiva, fine a se stessa.
Dopo il lock down è capitato a molti di dover sgrovigliare i sospesi uno dietro l'altro. Sarà che il fermo ci aveva abituati a stare e dopo la fatica iniziale, avevamo iniziato ad apprezzarne il valore. Eppure ad un'analisi oggettiva, prima del Covid correre era parte di noi, eravamo allenati a farlo tanto che non percepivamo il dispendio energetico richiesto al nostro corpo. La ripresa ci ha riportati in carreggiata in corsia di sorpasso e ci ha regalato la consapevolezza del movimento. Per alcuni è stato un sollievo, per altri una fatica. Per tutti una presa di coscienza del proprio modo di vivere. Ognuno di noi ha assaporato i due estremi (apertura e chiusura) a modo suo. Chi ha ritrovato nella fuga all'esterno la sua ancora di salvezza ha probabilmente vissuto l'immobilità con grande difficoltà e allo stesso modo chi ha vissuto con serenità il lock down ha reagito alla ripresa con il fiato corto. C'è anche chi si è arenato per strada, incapace di adattarsi al cambiamento. La paura ha fatto la sua parte.
Mi appare l'immagine del mare, con l'alternarsi delle sue onde e le sue correnti di risacca in continua trasformazione. La bellezza della natura è sempre una grande insegnante e il mare ci mostra come avanzare, ritornare, affrontare gli ostacoli, lasciar andare ciò che non serve più... senza fermarsi mai.
E' solo questione di equilibrio. E di ricerca dell'equilibrio.
Foto di Lucas Meneses da Pexels
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