Sto leggendo un volume molto interessante: "La mente relazionale. Neurobiologia dell'esperienza interpersonale" di Daniel J. Siegel.
Analizzando il cervello come sistema complesso e la sua proprietà auto-organizzativa, l'autore propone uno spunto di riflessione che trovo estremamente attuale.
"La stabilità del sistema è raggiunta con il movimento verso la massimizzazione della complessità. La complessità non deriva da attivazioni casuali, ma è incrementata da un equilibrio fra continuità e flessibilità. La "continuità" è legata alla forza di stati precedentemente acquisiti, e dunque alla probabilità di una loro ripetizione: implica similarità, familiarità, prevedibilità. Con "Flessibilità" si intende invece il grado di sensibilità del sistema rispetto alle condizioni ambientali; coinvolge variabilità, novità, incertezza. La capacità di operare cambiamenti permette al sistema di adattarsi all'ambiente, ma una variabilità e una flessibilità eccessive possono portare ad attivazioni casuali; d'altra parte, un'adesione troppo rigida a stati precedentemente fissati determina un'eccessiva continuità e riduce le capacità di cambiamento e di adattamento del sistema (Fogel, de Koeyer, Secrist et al. 2002, Anderson, 2002)"
Se rapportiamo le stesse parole al percorso evolutivo del sistema uomo, realizziamo quanto un equilibrio tra continuità e flessibilità sia importante e difficile da raggiungere. Per finire nel caos o bloccarsi basta un attimo di inconsapevolezza.
Quel meraviglioso mistero chiamato vita consapevole racchiude in sè il segreto di un equilibrio dinamico tra passato e presente in grado di adattarsi al continuo movimento del fiume che scorre.
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