Quando si attraversa un grande dolore
tutta la nostra energia viene convogliata nell'affrontarlo.
Per questo motivo formiamo naturalmente una barriera che ci difenda da ingerenze esterne.
Non abbiamo la forza di fare altro che chiuderci in noi stessi
e galleggiare nel fiume emotivo che ci travolge.
Questo passaggio richiede tempo, pazienza e tanta forza,
fino al giorno in cui ci svegliamo stanchi, ma con uno sguardo diverso,
meno adombrato dalla tempesta che abbiamo attraversato.
Ecco che siamo pronti a dare nuovamente una sbirciatina all'esterno.
Lo facciamo con cautela e con l'inconscia paura di soffrire ancora.
Così chiudiamo il nostro cuore a doppia mandata in uno scrigno ben custodito.
Avanziamo a passettini e con circospezione
scrutando con la lente d'ingrandimento ogni cosa.
Ci portiamo dietro la barriera che ci siamo costruiti per proteggerci
e senza accorgecene non lasciamo entrare nè uscire nulla.
Siamo inscalfibili e rigidi,
ma, ahimè, anche aridi.
Rendersene conto è importante
per poter abbandonare un approccio alla vita non più funzionale.
Sopravvivere è fondamentale,
ma vivere è un'altra cosa.
Ad uso gratuito (CCO) - Pexels
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