Vi è mai capitato di sentirvi talmente imbrigliati dalle situazioni da pensare di essere finiti in una ragnatela senza alcuna via di scampo? Il ragno vi osserva, ma voi non lo vedete pur percependone la presenza. Qualunque movimento voi facciate potrebbe innervosirlo e spingerlo a ingoiarvi in un sol boccone.
Non volevo essere macabra, ma suggerire una percezione corporea forte: quella di sentirsi con le mani e i piedi legati. Se noi ci trovassimo in quella situazione fisica, sicuramente faremmo di tutto per liberarci delle corde che ci vincolano: sarebbe naturale almeno provarci.
Al contrario quando le corde che ci legano sono i fili invisibili delle relazioni facciamo molta più fatica ad attivarci: la paura di un ragno che potrebbe assalirci da un momento all'altro all'improvviso ci rende passivi. E se ragno e paura fossero la stessa cosa?
Spesso non abbiamo il coraggio di guardare alle nostre paure con trasparenza e questa scelta ha l'inevitabile risvolto di renderci vittime del nostro stesso non agire.
Della serie ...non aprite quella porta. Giusto per rimanere in tema.
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