Ebbene sì. Da una palude può nascere una storia e, soprattutto, a lieto fine.
La storia di un pesciolino in una palude.
Un pesciolino magico? No un pesciolino come tanti ce ne sono,
ma con il coraggio di ascoltarsi.
Da
troppo tempo il pesciolino vorticava in un gorgo oscuro, incapace di uscirne.
Quel lungo girovagare aveva quasi convinto il pesciolino che quello che viveva
fosse il mondo intero.
Il
girare in tondo lo aveva confuso, la mancanza di aria aveva annebbiato il suo
sguardo. Ogni movimento sembrava riportarlo sempre al punto di partenza:
sforzarsi era inutile.
Fu
nel momento di quella comprensione che il pesciolino rallentò. Nuotava per respirare,
per piacere, ma senza cercare di raggiungere alcunchè. Se quello era il suo
mondo, tanto valeva accoglierlo con leggerezza.
Nel
nuoto il pesciolino si rilassò e l’oscurità che lo avvolgeva, gli apparve meno
opprimente. Essa faceva parte di lui, in fondo. Questa percezione ne stimolò
altre. L’ombra era densa, ma questa densità rendeva il nuoto leggero. L’ombra
era silenziosa e questo silenzio rendeva il nuoto rilassante. L’ombra era casa
e questo rendeva il nuoto sicuro. L’ombra era buio e questo rendeva il nuoto
pieno di possibilità.
Proprio
mentre il pesciolino assaporava le sensazioni di questa nuova prospettiva, un
luccichio attirò la sua attenzione. Incuriosito il pesciolino gli si avvicinò:
sembrava un foro, piccolissimo e luminoso. Il pesciolino era molto più grande
ed esplorarlo ulteriormente, infilandosi dentro di esso, era impossibile.
Il
pesciolino restò perplesso in attesa, poi decise di usare il buio per coprire e
rimpicciolire la sua sagoma tanto quanto la dimensione del foro. In un attimo
il pesciolino si immerse nella luce, forte del buio che lo proteggeva e fu
subito azzurro. Le acque trasparenti e calde di un mare infinito accolsero il
pesciolino che riempì le branchie, stirò le pinne e con un colpo di coda ben
assestato si avviò ad esplorare quel nuovo mondo.
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