Quando nel 2008 scelsi di ribaltare la mia vita, lasciando il ruolo di imprenditrice che avevo rivestito per oltre 20 anni, non sapevo assolutamente dove sarei approdata. Saltai nel vuoto (non senza fatica, dubbi e perplessità) e con semplicità dispiegai le ali verso nuovi orizzonti senza alcuna rete di protezione ad accogliere eventuali cadute. Feci una pazzia agli occhi di molti: da parte mia ero stimolata dalla nuova avventura che stava per iniziare, ma terrorizzata dalla paura di annegare, a distanza di tempo, in un mare infinito di "Te l'avevo detto!". Accettai di buon grado (si fa per dire: frustrazione ed alti e bassi erano all'ordine del giorno) un faticoso periodo di transizione e mi dedicai spesso alla meditazione ampliando i momenti che tanto amavo e che avevo sempre ritagliato con grandi difficoltà nel mio precedente e frenetico ritmo di vita. Insomma, mi aprii interiormente, cercando di comprendere cosa ero pronta a fare. Fu così che un giorno, in meditazione, arrivò l'intuizione di scrivere un libro: al mio categorico rifiuto a farlo, l'intuizione si trasformò in un martello persistente ogni volta che meditavo. Ci vollero sei mesi perchè trovassi il coraggio di prendere la penna ed iniziare a scrivere: in realtà, avevo ceduto solo in parte alla richiesta, in quanto, cercando di fuggire da quel compito così ostico, avevo trovato il compromesso che mi avrebbe salvato dalle mie debolezze e permesso di non affrontarle; raccolsi, infatti, con gran semplicità ed ordine le riflessioni nate in meditazione nel corso degli anni. Impiegai un anno a scartabellare centinaia di quaderni, a dividere gli argomenti e a dare un senso logico al tutto: molto soddisfatta mi recai da un un caro amico, un lama buddista, per mostrargli il mio immenso lavoro e averne un parere a proposito. Fu così che il mio castello di carte crollò miseramente al suolo, mettendo a nudo la mia paura di mettermi in gioco, e di fronte al suo "E in tutte queste parole tu dove sei?", mi rimboccai le maniche e ricominciai la stesura da capo, scrivendo della mia esperienza e rendendo il libro più personale: mi ci vollero due anni e fu un'opera titanica.
Così nacque "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI guardare alle cose cambiando prospettiva" e mai titolo e consiglio furono più centrati di questi.
Perchè oggi ho scritto tutta questa pappardella? Perchè sono immersa nella stessa situazione di 9 anni fa. In meditazione è arrivata l'intuizione per un nuovo volume e sono alle prese con un tenace tentativo di ostruzionismo volto ad evitarla. Sono pronta a svelare una nuova paura che mi appartiene. Mi ci vorranno 6 mesi di resistenze, tanta fatica e 3 anni di scrittura e riscrittura? Non so, ma forse quando si è già fatta esperienza una volta, la seconda procede più speditamente. Nel frattempo la quotidianità mi donerà gli spunti necessari ad approfondire il sentire: le presentazioni rientrano di buon grado tra gli stimoli migliori.
Mercoledì sera, 6 dicembre, sarò alla Biblioteca di Piobesi Torinese e dialogherò con Giancarlo Caselli, psicologo clinico ed editore che stimo moltissimo. Giancarlo ha scritto la prefazione alla ristampa del Coraggio e per me è stato un grande dono.
Chissà che l'incontro di mercoledì e quello del 15 Dicembre al Centro Pannunzio di Torino (alle 18), sempre in compagnia di Giancarlo, siano una svolta importante a sciogliere i freni inbitori che ancora mi trattengono dal mettermi in gioco per la seconda volta con grande profondità.
E guai a chi mi dice che la scrittura non è terapeutica! ;-)
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