Immaginiamo di avere un problema che richiama continuamente la nostra attenzione, che ci inonda di pensieri e preoccupazioni. Immaginiamo che il problema sia una torta.
Una torta che la mente minuziosamente analizza, seziona, divide, spezzetta, riflettendo sulla soluzione migliore per risolvere il problema.
Ad un certo punto ci accorgiamo che la torta, a seguito delle nostre elucubrazioni, si è trasformata in un pasticcio di torta.
Realizziamo così che il nostro pensiero ci ha talmente inglobati da farci perdere la visione d'insieme e da immergerci in un labirinto di supposizioni, aspettative, giudizi ininfluenti su come la torta potrebbe essere.
Il pasticcio di torta è la confusione della nostra mente di fronte al problema.
Immaginiamo di avere un problema che richiama continuamente la nostra attenzione, che ci inonda di pensieri e preoccupazioni. Immaginiamo che il problema sia una torta.
Immaginiamo di prendere un cucchiaino e di assaggiare la torta, immergendoci nel problema. Immaginiamo di assaporarne il gusto, annusarne l'odore, percepirne la consistenza. Ascoltiamo il nostro corpo. Potremmo realizzare che la torta non è così terribile come ci aspettavamo e che potremmo anche mangiarla senza sforzarci troppo. Oppure potremmo realizzare che la torta non ci piace affatto elaborando le percezioni scatenate da quel primo boccone. L'assaggio avrà sicuramente portato maggiore chiarezza in noi rendendo il problema concreto e aprendo le porte ad una soluzione pratica.
Il problema è la torta. Dolce, amara, salata, acida, dura, croccante, morbida, profumata, puzzolente ... finchè passeremo il tempo ad immaginare come possa essere, non lo scopriremo mai.
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