"L'uomo vive in base al proprio Ego, che ha una fama costante di potere. Ogni "Ma io voglio...", è espressione di questa volontà di potenza. L'Io si dilata sempre più e fa in modo di asservire sempre l'uomo con travestimenti sempre nuovi e sempre più belli. L'Io vive di questa limitazione e ha quindi paura della dedizione, dell'amore e dell'unione. L'Io decide e realizza un polo, e di conseguenza spinge fuori l'ombra, la proietta sul Tu, sul mondo circostante. La malattia compensa tutte queste unilateralità in quanto attraverso i sintomi lo riporta al centro ogni volta che se ne allontana. La malattia, che richiede umiltà e abbandono, compensa la superbia dell'Ego."
Quanto siamo complicati e divisi noi umani!
E che giri infiniti ci creiamo per giungere al centro di noi stessi!
Siamo continuamente sbalzati da un polo all'altro (bene, male - giusto, sbagliato - vivo, morto)
e resistiamo strenuamente al movimento della vita che si dispiega!
Ci ancoriamo indefessi alle nostre abitudini, ai nostri schemi mentali, alle nostre proiezioni
e via di giudizi!
Per non parlare delle responsabilità: appartengono sempre ad altri.
E così,
fortunatamente,
ci ammaliamo per tornare umilmente al nostro posto,
riconoscere quanto ci appartiene
e imparare a lasciarlo andare.
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