IL VERO MISTERO NON SIA L'INVISIBILE, MA CIO' CHE SI VEDE.
Oscar Wilde
Qualche giorno fa proposi un gioco relativo a questa immagine. Il gioco di creare una storia lasciandosi trasportare dall'immagine. Paure, insicurezze e limiti sono emersi subito a erigere barriere, rendendo un semplice gioco una trappola dalla quale guardarsi.
Altre volte in passato provai a stimolare un dialogo più profondo senza riscontri. L'andare oltre l'immagine di se stessi, quell'immagine così accuratamente costruita e tutelata, fa paura.
Mi rattrista il veder attribuire al confronto e al giudizio tanta importanza.
Ad oggi è nata una splendida storia, quella di Marisa Pezzini, che riporto integralmente e che ringrazio profondamente per aver giocato aprendo le porte del suo cuore.
"C'era una volta una ragazza che al mattino, quando apriva le finestre della sua casa, parlava tra se' e se' e guardandosi attorno diceva: "come vorrei essere sempre qui, poter osservare con attenzione ogni albero, camminare nell'erba, occuparmi dei fiori, togliere le corolle appassite, dissetare le piante nei vasi, camminare vicino ai muretti e al muschio annusando i profumi della terra e degli alberi, fare delle ore quotidiane una collana di gioie e la sera addormentarmi così, semplicemente."
Ma il tempo incalzava e partiva lasciando la Casa tutta sola fino alla sera.
Salutava i cani, i gatti, i fiori e con dispiacere se ne andava. La sua giornata trascorreva al lavoro tra le cose di sempre e infine, la sera ripercorreva la strada per tornare a casa.
Le luci accese nelle case la riempivano di serenità perché dietro quelle finestre immaginava la vita semplice delle persone, (le mamme con i bambini, i nonni con i nipoti, i vecchi nella cura l'uno dell'altro in una vita d'amore.)
Più luci erano accese, più felicità provava.
E infine, la strada entrava in quell'angolo di bosco fuori dal paese dove si incastonava tra gli alberi la sua casa, la sua capanna, il suo castello.
Il suo arrivo ridestava tutto, i gatti uscivano dai ripari e le correvano incontro, i cani gioivano con lei per la felicita' del ritorno.
Com'era dolce la sera, com'era bello cucinare con amore, e quando ancora la luce illuminava appena l'adorato giardino, passava in rassegna ogni stelo, ogni filo d'erba per assicurarsi che tutto stesse bene.
"Una buona cena è quello che ci vuole, il profumo del cibo che delicatamente riempie la cucina è un piacere del cuore. Che bello essere a casa."
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