La regina di cuori entrò nel salone con passo deciso e si diresse verso la fonte luminosa di una grande finestra che si affacciava sul parco. La donna amava quel parco di alberi secolari e aiuole fiorite a contrastare la freddezza e la scarsa luminosità del castello. Quando era bambina sostava spesso a quella finestra sognando un magico mondo di elfi e folletti ad animare l'antico bosco e fu proprio questa sua infantile fiducia nella magia a donarle l'amico più prezioso, il confidente più fedele di quei suoi primi anni: uno gnomo dai piedi grandi e dal buffo cappello, rosso come il suo prorompente naso. La regina sorrise al ricordo di quel primo incontro avvenuto casualmente dopo un temporale sotto un enorme castagno: rammentò la fuga dal castello per ballare sotto la pioggia insistente e i rimproveri dei genitori al rientro che, a differenza delle altre volte, non l'avevano fatta sentire sbagliata.
Lo gnomo le disse poche parole quella prima volta, ma esse risuonarono nel cuore di lei bambina così intensamente da donarle una forza sconosciuta, da farla sentire invincibile.
La regina cercò di riportare alla memoria quelle parole, ma stranamente non vi riuscì.
Come poteva averle dimenticate?
Un tremito scosse il suo corpo e d'un tratto ricordò il calore di quelle parole, l'abbraccio sincero che sembravano offrirle: lo gnomo l'aveva vista e accolta tutta fradicia e disordinata senza farci caso e aveva sorriso del fango che le insudiciava le gambe e il pregiato vestitino; le aveva offerto molto semplicemente una fragolina selvatica: il sapore zuccherino di quel piccolo frutto aveva ancora il potere di farle aumentare la salivazione. Si trattava della fragola più dolce che avesse mai mangiato.
Una voglia immediata scosse la regina dai suoi pensieri e la portò nuovamente alla scala per uscire a passeggiare nel bosco.
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