A volte mi soffermo a riflettere sulle motivazioni che spingono le persone a manifestare il loro sentire in modo così plateale che il semplice provarlo sembra non essere sufficiente a renderlo reale.
Il mondo virtuale si è gradatamente trasformato in una vetrina emotiva che veicola indifferentemente dichiarazioni d'amore, di odio e di rabbia.
Che questo comportamento veli una ricerca di accettazione o una rassicurazione esterna al proprio sentire? Che sia una forma di auto-referenza attraverso l'identificazione con una posizione o un ruolo?
Amo così tanto il silenzio che si accompagna al sentire che queste manifestazioni egoiche così ingombranti mi portano a selezionare sempre più le amicizie virtuali.
Tempo fa avevo espresso la mia scelta di aderire liberamente ad iniziative, a pagine web o a gruppi, e avevo chiesto di rispettarla. Ad oggi, a seguito dei continui inviti e tag, posso dire che la mia richiesta non è stata accolta nè considerata.
E' necessario attraversare il mare burrascoso dell'invadenza per realizzare il prezzo della libertà.
Una libertà di scelta alla quale non intendo rinunciare per nulla al mondo, tanto meno per il bisogno di apparire mio o altrui.
Disegno di Massimo Cavezzali
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