"... l'attuale asceta tradizionale, ligio alle tecniche del passato, in sostanza vuole un punto immobile su cui fissarsi, su cui sostare, per avere la sensazione di estraniarsi al tempo. Ma vi rimane col suo insistere meccanicamente su un tema: vuole evitare lo sforzo di essere di attimo in attimo vivo, di attimo in attimo nuovo, fuori del tempo, ossia puntualmente perenne. La fissità sovrasensibile dell'asceta antico era invece giustificata dal fatto che in un punto l'uomo interiore si ricongiungeva con l'Universale, e dalla sua immobilità conseguita sino alla tangenza intemporale, derivava che l'universale strutturalmente operante in lui fluisse realmente nella sua interiorità.
La tangenza intemporale dell'uomo di questo tempo è possibile per virtù di un rapporto diverso: l'immobilità è una conquista di chi riesce ad afferrare il fluire superiore della Luce, di cui l'incessante corso del pensare, da pensiero e pensiero, è una proiezione inferiore, o una degradazione. Fissarsi in un punto, è bloccare la dynamis della Luce, cadere nell'automatismo inerte del corpo, che può indubbiamente giungere a dare le sue sensazioni estranormali, la sua medianica fenomenologia, allo stesso modo che la droga introduce in un mondo di spettri dello Spirituale."
"Oscurità ardente" di Nicholas Roerich
Prezioso, ma non di così semplice comprensione questo estratto di Scaligero. Tenterò di semplificarlo, in quanto specchia una mia percezione. Ogni tempo ha avuto grandi pensatori ed iniziati che hanno aperto portali importanti per gli uomini a cui gli insegnamenti erano diretti. Insegnamenti non compresi dalla moltitudine delle persone e spesso osteggiati dalle stesse, ma preziosi per coloro che erano pronti a farne tesoro, cioè i discepoli a diretto contatto con l'energia del Maestro che fungeva da catalizzatore. I discepoli che erano in grado di fare esperienza dell'insegnamento e attraverso la propria pratica trasformarlo e trasmetterlo a loro volta si distinguevano e divenivano Maestri a loro volta. Al contrario, i discepoli che assorbivano passivamente e mentalmente l'insegnamento grazie alla presenza del Maestro, con la scomparsa dello stesso, avrebbero passato quanto appreso in modo alquanto deficitario in quanto il loro stesso mentale avrebbe filtrato l'insegnamento depauperandolo della sua profondità. La figura del Maestro è stata funzionale per secoli e le mille variazioni sul tema degli insegnamenti originali non sono che il frutto mentale di coloro che, non sapendo creare un proprio percorso, "hanno pensato" come proporne uno già in essere in chiave moderna.
Attualmente assistiamo ad una grande confusione nello Spirituale proprio per questo motivo: l'immobilità di cui scrive Scaligero, le mille vie della mente espresse in infinite tecniche dai nomi altisonanti e l'automatismo dei nostri corpi inerti non possono che introdurci in un mondo di spettri in cui perdersi è un attimo.
Allo stesso tempo, alcuni liberi pensatori (Eckart Tolle ad esempio) hanno intuito l'importanza del tornare al presente, all'ascolto e lo rimandano con fermezza come via verso la consapevolezza. L'uomo è cambiato e il modus operandi deve cambiare con lui. Ovviamente "lo sforzo di essere di attimo in attimo vivo, di attimo in attimo nuovo, fuori del tempo, ossia puntualmente perenne" è una fatica immane perchè presuppone la capacità di percepire il corpo e allo stesso tempo non essere schiavi della mente.
Il percorso non è mai in discesa perchè le nostre resistenze sono tante e tenaci e la convinzione che una tecnica trasmessa o qualcuno al di fuori di noi sia in grado di scioglierle è la più grande illusione dei nostri tempi confusi.
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