LO GNOMO E L’ANGELO
Il
piccolo gnomo lo osservò. Era la prima volta che vedeva un angelo precipitare a
terra.
La
creatura alata si scrollò di dosso la polvere e la rabbia: dove era capitato? E
cosa gli stava accadendo? Cosa ci faceva
in quel bosco? E chi era quell’esserino alto due piedi che lo fissava con tale
insistenza? Cosa voleva da lui?
L’angelo
voleva semplicemente starsene solo. Il ricordo di quel fuoco ancora gli
bruciava le ali.
Si
sentiva appesantito e confuso.
Lo
gnomo, divertito, lo apostrofò: “E’ la terra. Non è così male quando ti ci
abituerai”.
“Non
ho nessuna intenzione di abituarmici” rispose stizzito l’angelo scrollando le
ali.
“Perché
mai?” chiese incuriosito lo gnomo.
“Perché
appartengo al cielo”, che domande.
Lo
gnomo scoppiò in una sonora risata e fece notare all’angelo quanto il contesto
non si addicesse ad una tale affermazione. Anzi. “Osserva le tue ali, dubito tu
possa volare ancora” sussurrò lo gnomo con dolcezza per non ferirlo.
L’angelo
guardò le ali e si arrese alla tristezza. Una lacrima con i colori
dell’arcobaleno solcò il suo viso e scivolò a terra. Altre lacrime scesero ad
accompagnare i suoi passi nel bosco.
Gli
anni passarono e il ricordo di quel momento fu dimenticato. Fino a quel giorno.
Il
giorno in cui gli occhi dell’angelo incontrarono nuovamente lo sguardo dello
gnomo e in esso si persero sentendosi a casa. Il cielo riempì il cuore
dell’angelo che ritrovò nella terra le sue radici.
Ed insieme iniziarono a camminare. Uno strano cammino quello che lì portò in riva a quel fiume. "Perchè attraversarlo" chiese l'angelo. Vieni con me e lo saprai" rispose lo gnomo.........
RispondiEliminaOttimo spunto ! Adoro le fiabe.
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