Ci sono momenti che aprono le porte a mille emozioni. Li riconosci. Portano con sè uno strano silenzio, carico di tensione. Li vivi mantenendo la calma, ma sapendo a priori quanto sarà difficile rimanere centrati. Basta una parola, una frase a rompere il silenzio e a creare al tuo interno un vero e proprio cataclisma emotivo. Eppure lo sapevi. Conoscevi la tua paura e le tue debolezze. Eppure il riconoscerle nuovamente in quelle parole è traumatico. Ci avevi lavorato tanto. Eri quasi certo di averle trascese. Ma il passaggio non era ancora completo. C'era ancora qualcosa che non avevi voluto vedere in te. E lo scoprirlo, così di botto, ti congela, ti irrigidisce, ti lascia muto in un altro silenzio, carico di pensieri, riflessioni, di parole non dette. E ti chiedi se il proferire quelle parole ti avrebbe fatto stare meglio: ma nel cuore sai bene che non avrebbe fatto alcuna differenza, nè per te nè per l'altro. Allora ingoi l'amaro boccone, trasformandone il sapore in crescita. L'appartenenza non significa identificazione. Ora lo sai bene. I binari prefissati dell'educazione possono essere abbandonati. L'hai fatto più volte, cercando direzioni opposte di compensazione. L'amara conferma trova in quella scelta la sua risposta. Non è il rifiuto a crescerti, ma l'equilibrio. E come un funambolo torni a camminare sul filo teso dal tuo cuore.
Sono una persona che non commenta mai niente,ma queste parole sono da brividi, immagini visionarie incredibili. Complimenti
RispondiEliminaGrazie.
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