Dopo oltre vent’anni come imprenditrice, Donatella Coda Zabetta ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla meditazione, alla natura, allo studio e alla ricerca interiore, dalla sua esperienza sono nati diversi libri editi dalle Edizioni Mediterranee. Gentile e disponibile ha accettato di raccontarci qualcosa in più di sè ed ecco cosa ci siamo dette…
Dopo oltre vent’anni di lavoro nel campo imprenditoriale cosa è maturato in lei per decidere di dedicarsi completamente alla natura e alla meditazione?
Un evento lavorativo inaspettato fece crollare quanto avevo costruito con passione in tanti anni in campo imprenditoriale e mi indusse ad un profondo bilancio di vita. Ero convinta di avere tutto quello che si potesse desiderare: realizzazione professionale, disponibilità finanziaria, famiglia, viaggi, amici, interessi, ma di punto in bianco percepii la schiavitù necessaria a potermi permettere tutto questo. Improvvisamente divenni consapevole del fatto che stavo cercando fuori di me qualcosa che potevo trovare solo interiormente: la libertà dell’essere. Quando il velo dell’illusione cade lascia il posto alla consapevolezza e l’esperienza maturata è pronta a guidare il passaggio trasformativo all’interno di se stessi.
Cosa rappresenta per lei il cambiamento? E perché molte persone lo temono?
Il cambiamento ha sempre rappresentato un punto di svolta importante per la mia crescita personale. La vita ci pone continuamente di fronte a delle scelte, ma solo quando siamo pronti ad affrontarle troviamo dentro di noi il coraggio e la fiducia di intraprendere un nuovo percorso senza conoscerlo. Io stessa ho provato paura di fronte al cambiamento: il lasciar andare qualcosa che si conosce bene e a cui si è abituati per aprirsi a qualcosa di sconosciuto non è semplice. Il coraggio non mi manca, ma non sempre ho saputo affidarmi alla vita con totalità rinunciando al controllo della situazione. Per questa ragione ho rimandato la scelta radicale di cambiare vita per ben tre volte prima di fare il famoso salto nel vuoto, come mi piace definirlo. Si è sempre molto cauti a buttarsi in qualcosa di nuovo e solitamente la paura ci porta a focalizzare l’attenzione su quello a cui stiamo rinunciando piuttosto che sulla ricchezza di ciò che si sta per scoprire. Questo atteggiamento ci condiziona, avvicinando molto l’idea del cambiamento a quella della morte, intesa come la fine di qualcosa che ci appartiene. Per questa ragione molte persone temono il cambiamento: le radici culturali e religiose giocano un ruolo importante in questo approccio mentale. Se imparassimo a vedere nel cambiamento semplicemente un passaggio determinante per la nostra crescita, lo affronteremmo con maggiore serenità, vivremmo meno incagliati nelle nostre abitudini e sentiremmo meno il bisogno di controllare la realtà per sentirci al sicuro.
Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta della bellezza della natura una sorta di ritorno alla semplicità. Consapevolezza o moda?
C’è chi si è avvicinato alla bellezza della natura in modo consapevole e chi per moda, ma ritengo che, pur nell’inconsapevolezza, la spinta interiore a ricercare un ritorno alla semplicità sia presente in ognuno di noi. Viviamo in un mondo complicato e sempre di corsa, confuso e in continuo cambiamento: la natura è un’insegnante meravigliosa nell’aiutarci a ritrovare quell’armonia interiore fondamentale per stare bene e in salute. Essa ci riporta, con la semplicità della terra, a fare i conti con il nostro corpo e con i nostri bisogni fisiologici, svelando l’identificazione illusoria con tutta una serie di bisogni fittizi e portando alla luce un modo di vivere spesso diretto da automatismi e abitudini.
Lei è anche studiosa di culture antiche. Quanto la saggezza del passato parla ancora all’uomo di oggi e in che modo?
Ritengo la saggezza del passato un grande dono per l’uomo moderno spesso così complicato e confuso dal suo approccio troppo razionale. La cultura orientale, da questo punto di vista, ci apre ad una comprensione più ampia, più profonda ed elevata, basata sull’osservazione, sull’esperienza e sull’intuizione. La capacità di accogliere con semplicità anche l’invisibile e di ampliare la visione dell’uomo ad un approccio olistico rappresenta una via alla conoscenza che manca alla cultura occidentale. L’unione di prospettive differenti è sempre una grande ricchezza in quanto permette di integrare secoli di ricerca e di esperienze aprendo le porte a nuove intuizioni e scoperte.
Come è nato “Il ritmo del corpo” e quanto è importante essere in contatto con esso?
Dopo aver pubblicato “Il coraggio di ascoltarsi” nel 2014, entrai in contatto con tantissime persone ed ebbi occasione di approfondire ulteriormente il lavoro fatto con i gruppi di meditazione e di qi gong daoyin tenuti in associazione (www.ildiamantearcobaleno.com). Questa opportunità mi permise di comprendere ancor meglio quanto l’esperienza individuale fosse determinante nel percorso verso la consapevolezza e quanto il corpo rappresentasse l’alleato ideale per donare oggettività al sentire. Imparare a riallinearsi con il ritmo del proprio corpo significa riscoprire le proprie capacità di autoguarigione. La mancanza di equilibrio è fonte di innumerevoli disturbi, sia fisici che psichici: il percorso proposto ne “IL RITMO DEL CORPO ” è centrato su un ascolto consapevole del corpo che porti a svelarne gli automatismi e le compensazioni, le rigidità e i disequilibri. Attraverso un’azione corporea guidata dalla consapevolezza, è possibile recuperare quell’equilibrio interiore e quella chiarezza d’intento per stare bene con se stessi e con gli altri.
Intervista di: Elena Torre
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