Perchè abbiamo smesso di farci delle domande? Quante volte, di fronte alle difficoltà, abbiamo direzionato la nostra attenzione all'esterno cercando di addebitare il nostro disagio agli eventi o ai partecipanti degli stessi? Come mai abbiamo smesso di ascoltarci, di osservarci, di considerarci i creatori primi della nostra esistenza?
Oggi mi sono svegliata con questi interrogativi e ho cercato comprensione.
Ovviamente questo blog vorrebbe essere un punto di partenza per riflettere insieme e condividere prospettive differenti.
Partiamo a snocciolare la questione come se si trattasse di una cipolla che sfogliamo a poco a poco.
Non ci ascoltiamo perchè abbiamo disimparato a farlo avendo perso il contatto con il nostro corpo.
Non siamo più consapevoli del corpo in quanto la nostra mente ci ha abituato a trascurarne i segnali per perseguire obiettivi, aspettative, immagini, ruoli; l'abitudine ha gradatamente congelato il sentire.
Questa separazione ha facilitato ancor di più un predominio mentale a discapito del cuore (corpo/sentire) e ha aperto le porte alla rigidità e al controllo razionale, incanalando spesso la nostra vita su binari prefissati.
Questo approccio alla vita ci ha reso schiavi delle nostre stesse debolezze (paure, insicurezze, mancanze...) e ha indebolito sempre più la nostra facoltà di discernimento.
I binari, anche se diritti e preconfezionati, ci piacciono, ci danno sicurezza e non richiedono grandi responsabilità. Il cambiare direzione presuppone una trasformazione e avendo perso il contatto con il nostro sentire più profondo, spesso ci ritroviamo ad affrontare il cambiamento con una grande confusione in testa (non so più cosa mi piace, cosa mi fa stare bene veramente perchè mi sono abituato a perseguire fini illusori tesi a colmare i vuoti delle mie insicurezze!). Il dubbio regna sovrano e ci blocca in una posizione instabile e frustrante che ci porta spesso a tirare i remi in barca ancor prima di aver messo la chiglia della nostra fragile barchetta in mare. Così riprendiamo i binari e riempiamo l'etere di parole di rimpianto, di sensi di colpa, di autocommiserazione ...
Siamo degli animali strani davvero. Pensiamo troppo e agiamo poco. Parliamo troppo e ci ascoltiamo poco. Facciamoci delle domande.
Nessun commento:
Posta un commento