"La nebbia agli irti colli
piovigginando sale
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar..."
San Martino -Giosuè Carducci
Questa meravigliosa poesia mi torna spesso alla mente in questi giorni di fitta nebbia. Grandi pianure avvolte nel mistero mi circondano e mi stimolano ancora di più a volgere lo sguardo all'interno. Se vi è chiarezza interiore, il silenzio ovattato della nebbia è un dolce stimolo ad accompagnare l'introspezione. Non sono necessari gli occhi per accogliere il sentire.
Nella nebbia fitta ci accorgiamo di quanto sia desabilizzante il non vedere con chiarezza. Abbiamo ridotto la nostra capacità di ascolto e di contatto, così come abbiamo gradatamente disimparato ad affidarci all'olfatto. E pensare che gli occhi sono l'organo attraverso il quale disperdiamo maggiormente la nostra energia. Non per altro, se vogliamo concentrarci a fondo, tendiamo a chiudere le palpebre o a spegnere lo sguardo.
La mancanza di visibilità generata dalla nebbia ha un impatto decisamente forte su ognuno di noi. Basta osservare l'incerto ammutinamento delle auto in autostrada. C'è chi si innervosisce e corre come non ci fosse un domani, c'è chi rallenta fin quasi a fermarsi, c'è chi si fissa alla linea tratteggiata e ne fa un punto di riferimento, c'è chi si incolla all'auto davanti che sembra più decisa alla guida e non la molla più. Riuscire a guidare con scioltezza e con pazienza anche nella nebbia non è così semplice: occorre mantenere consapevolezza, apertura e flessibilità, accogliendo senza fretta il dispiegarsi della strada.
E' naturale fare un parallelismo con i nostri vari comportamenti di fronte alla mancanza di chiarezza.
C'è chi fugge, chi si blocca, chi sceglie la direzione precisa dell'abitudine e chi si affida a punti di riferimento esterni. Riuscire a centrarsi all'interno per vivere il presente con consapevolezza e flessibilità richiede grande coraggio.
Il coraggio di imparare ad ascoltarsi.
Nessun commento:
Posta un commento