"Che sia utopia o se ne abbia esperienza, la felicità resta comunque una condizione esistenziale a cui tutti ambiscono e, incapaci di raggiungerla, attribuiscono il fallimento agli altri o alle circostanze del mondo esterno, quali l'amore, la salute, il denaro, l'aspetto fisico, le condizioni di lavoro, l'età e, in generale a tutta una serie di fattori su cui non esercitiamo alcun potere di controllo. Ciò induce molti di noi a esonarci dal compito di essere non dico felici, ma almeno propensi alla felicità, perchè nulla possiamo fare di fronte alle circostanze che non dipendono da noi."
Umberto Galimberti - I miti del nostro tempo
Interessante spunto di riflessione quello di Galimberti. Ad ognuno di noi è assegnata l'interiore propensione alla felicità, indipendentemente da capacità individuali e vissuto esperienziale.
Il primo passo verso la felicità è lo stare bene con se stessi, ma quante variabili incidono sul nostro benessere o permettiamo loro di incidervi? Prima fra tutte l'accettazione di chi siamo.
Se consideriamo in profondità il processo di accettazione di noi stessi ne osserviamo la disposizione interiore ad accoglierci al di là dei modelli che la società ci impone, al di là del confronto con gli altri, al di là delle nostre stesse aspettative che mai devono oltrepassare i limiti delle nostre capacità a soddisfarle. Ecco che il centro di osservazione si sposta dall'esterno all'interno per poi espandersi e ritrarsi nelle varie situazioni della vita.
La felicità è bere un caffè senza fretta, che passi un'ora
RispondiEliminao un giorno non ti importa del tempo, perché stai bene con te stesso.
Certo che sì! Buona serata Giuseppe!
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