Ho letto questa splendida riflessione di Roberto Assagioli (tratta da "Psicosintesi" - Ed. Mediterranee) e la condivido molto volentieri. E' quanto mai attuale. Spero con il cuore sia motivo di auto-analisi personale per tutti noi.
"Vi sono invece lotte incruente che sono ispirate da moventi inferiori e che producono gravi mali. ...
Si tratta del criticismo, della tendenza a criticare in ogni modo e in ogni occasione i nostri simili!
Cerchiamo innanzi tutto di comprendere perchè questa tendenza sia così diffusa e così forte; perchè tante persone, pur dotate sotto altri aspetti di buone qualità morali, si dedichino con ardore, quasi con entusiasmo, a criticare gli altri e provino nel farlo una vera voluttà, la quale traspare in tutto il loro essere: dall'inflessione della voce, all'animazione dei gesti ed allo scintillio degli occhi. Una breve analisi psicologica ... ci darà la spiegazione di questo fenomeno. ....
In primo luogo il criticismo soddisfa il nostro istinto di auto-affermazione. Il riscontrare e l'accentuare le deficienze e le debolezze altrui ci dà un piacevole senso di superiorità, solletica gradevolmente la nostra vanità e la nostra presunzione.
In secondo luogo esso offre uno sfogo diretto alle nostre energie combattive, sfogo che mentre ci dà la soddisfazione di una facile vittoria, senza esporci a pericoli (poichè spesso il nemico è assente), ci sembra innocuo, anzi spesso doveroso, e sfugge così ad ogni freno o censura interna, ingannando la nostra coscienza morale.
Si aggiunga poi che per molte persone le quali devono subire senza reagire il dominio altrui, o che devono accettare nella vita condizioni e situazioni a loro sgradevoli, ma contro le quali non si possono ribellare, il criticismo costituisce il solo modo nel quale possono dare libero sfogo alla loro ostilità e al loro risentimento repressi, la sola valvola di sicurezza per diminuire la loro pressione interna. ....
Le ragioni che abbiamo accennate servono bene a spiegare la grande diffusione del criticismo, ma non valgono certo a giustificarlo. Non è vero che esso sia innocuo e che quindi possiamo permettercelo liberamemte come un piacevole sport intellettuale, come un esercizio della mente e della lingua. Se ci rendessimo conto degli effetti che derivano da critiche fatte in modo leggero ed avventato, se potessimo scorgere le ferite dolorose, le profonde amarezze, gli abbattimenti, i sordi rancori, le reazioni di violenza che suscitano quelle nostre espressioni (spesso diffuse, ingrandite, sfruttate dall'altrui malignità) avremmo un senso di orrore. E se inoltre comprendessimo come l'abitudine a criticare tenda a isterilirci, a inaridirci, a smorzare i nostri più vivi ed alti sentimenti, a paralizzare i nostri più nobili impulsi, vedremmo come gli effimeri piaceri del criticismo siano pagati a caro prezzo."
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