Cuore o ego? Servizio o bisogno?
Quanto è sottile il confine tra le due cose e quanto è facile superarlo senza accorgersene.
Leggo le parole di Osho:
"La saggezza nasce dal cuore, non dall'intelletto. La saggezza nasce dal nucleo più intimo del tuo essere, non dalla mente. Taglia la tua testa, sii senza testa ... e segui l'essere, qualsiasi cosa dica, in qualunque posto ti conduca ... perfino se ti guida nel pericolo, seguilo ... perché quello è il tuo percorso: attraverso quel pericolo crescerai e giungerai a intima maturazione."
E risuonano profondamente in me in questo momento.
Ieri ho preso una decisione importante. Quella di ritirarmi nel silenzio della mia interiorità e sospendere gruppi di meditazione e sedute individuali per dedicarmi a me stessa e al libro.
Quando ho accettato il servizio nel 2008, ho aperto il mio cuore a tutti con grande gioia. In quest'ultimo periodo di grande cambiamento ho però realizzato quanto le parole siano uno strumento inadeguato. Il mio cuore ne ha espresse tante, ma spesso senza raggiungere il cuore di coloro a cui erano dirette: il filtro di una mente molto attiva ne schermava il recondito significato. Anche la meditazione, dapprima così naturale, soffriva di un impatto mentale sempre più presente in questi ultimi mesi. Di fronte alla consapevolezza, di fronte alla scelta, si ergeva inestricabile una selva oscura di pensieri a difendere l'ego, l'abitudine, lo schema mentale.
Con grande umiltà ho continuato a meditare, ascoltare e lasciar parlare il cuore. Percependo allo stesso tempo una grande stanchezza, maturata nel sentir ripetere inalterate le stesse dinamiche nonostante proponessi sempre nuove prospettive di osservazione a illuminarle. Da un lato percepivo il disagio molto chiaro del mio corpo, dall'altro mi chiedevo cosa richiedesse il servizio. La gioia aveva gradatamente lasciato spazio al disagio.
Ieri, meditando, ho compreso dove si nascondeva l'ego. L'ego si manifestava nel mio non mollare, nel non lasciar andare uno strumento che innegabilmente mostrava i suoi grandi limiti con il conseguente riconoscimento della mia stessa incapacità a toccare i cuori con la meditazione e la condivisione, nonostante dedizione, sacrificio e impegno.
La scelta di lasciar andare tutto, nel momento in cui vi è chiarezza, è l'unica soluzione. La mente con i suoi sensi di colpa tenta il colpo di coda, ma la consapevolezza lo illumina.
In questo momento storico c'è bisogno di concretezza. Non serve a nulla parlare tanto di spazio, rispetto, libertà e consapevolezza, se questi valori non vengono manifestati nella vita di ogni giorno.
Essere senza testa in un mondo di teste giganti è faticoso e spesso doloroso, ma porta allo stesso tempo una serenità ed un'armonia interiore che il mondo intorno non può guastare. Questo non significa rinchiudersi nel proprio bozzolo, ma trasformare la spiritualità in quotidianità, le parole in azioni. Il percorso passa attraverso il corpo e la realtà, al di là del velo dell'illusione. Se la mia vita va a catafascio devo rimettermi in discussione con grande trasparenza perché le situazioni e gli altri non specchiano altro che me stesso. E se lavoro bene, la vita di tutti i giorni mi rimanderà la conferma grazie ad uno stato psico-fisico di maggior benessere.
Oggi il mio cuore sente di urlare forte queste parole:
"SIATE SENZA TESTA E AGITE!"
Per quanto mi riguarda, ora ho chiaro il contenuto del nuovo volume. L'esperienza mi ha fatto vedere i limiti della parole, ma anche la grande potenzialità di un lavoro pratico sul corpo. Il mio servizio deve solo essere canalizzato diversamente e scrivere sarà il mio modo di portarvi tutti nel cuore.
è bellissimo quello che hai scritto e rispecchia la consapevolezza del tuo cuore.
RispondiEliminagrazie
Grazie di cuore Furio. E' stato un passaggio molto sofferto, come ogni passaggio che si rispetti.
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