Non è possibile pesare il dolore, perché non esiste una scala graduata in grado di misurarlo.
La percezione del dolore è estremamente soggettiva, in quanto strettamente legata al vissuto individuale. Chi ha provato dolore sa di cosa parlo. Riconosce l'effetto dirompente del dolore, la lacerazione interiore che genera, il senso di impotenza che scatena ed il turbinio emotivo che lo caratterizza. Ricorda la chiusura che determina, l'apatia che fa emergere, la rabbia frustrante dell'incapacità a reagire che ne consegue.
Per queste ragioni il dolore non ha peso e non deve essere giudicato, ma semplicemente rispettato.
Il dolore merita grande rispetto, sempre.
Rispetto per chi lo prova, indipendentemente dalle motivazioni che possono averlo scatenato. Rispetto per una situazione che coinvolge l'individuo nella sua totalità e lo annega in un tunnel buio, in cui tutto è già così faticoso e difficile da indurlo a costruirsi una gabbia con cui difendere la propria immensa vulnerabilità.
Il dolore merita empatia, accoglienza, comprensione e compassione.
Il dolore dovrebbe sempre stimolare in ognuno di noi una presa di coscienza profonda tesa a focalizzare la nostra attenzione sulla grande responsabilità di pensiero ed azione necessaria per avvicinarsi ad esso con consapevolezza.
Mai come oggi percepisco queste parole scritte a chiare lettere nel mio cuore.
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