Spesso quando proviamo dolore, alla radice è presente un'emozione di rabbia.
La dinamica mentale del dolore ci porta a giustificare il disagio proiettando all'esterno l'origine del nostro malessere. Questo processo è automatico ed è volto a rendere sostenibile una sofferenza interiore troppo dolorosa: questa attitudine inevitabilmente scatena un'emozione di rabbia verso la situazione o la persona che riteniamo esserne la causa. La rabbia e la frustrazione divengono, quindi, il naturale sfogo del nostro malessere.
Cosa accade al di là della superficie? Questa rabbia ci appartiene profondamente e il dolore ha la sua fonte all'interno di noi stessi. Ci rende molto arrabbiati e sofferenti realizzare che gli eventi esterni siano così dolorosi proprio perché sono andati a specchiare un nostro disagio profondo. Essere arrabbiati con se stessi per una propria paura o debolezza non accettata è fortemente autodistruttivo, così ci si illude che scatenando esternamente la propria rabbia ci si possa sentire meglio.
L'unico modo di stare meglio è prendere consapevolezza di dover lavorare in profondità su se stessi e procedere con un faticoso e doloroso processo di accettazione di quello che siamo.
Solo in questo modo non ripiomberemo nuovamente nella stessa situazione, rivivendo il dolore per poterlo trascendere.
La presa di coscienza è il primo passo verso la guarigione, perché solo lo scioglimento delle dinamiche che ci legano all'esterno e che permettono a situazioni e persone di farci soffrire, specchiandoci, ci renderà liberi di essere.
Per guarire dalla rabbia, la presa di coscienza è il primo passo verso la guarigione
RispondiEliminaCondivido! Grazie Katia!
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