Estratto da "Il Libro Rosso" di Jung:
"Non sai forse che la natura concima i propri campi anche di esseri umani? Accogli colui che sta cercando, ma non andare tu alla ricerca di coloro che errano. Che ne sai tu del loro errore? Forse è sacrosanto. Non guardare indietro e non dispiacerti. Vedi cadere molti accanto a te? Provi compassione? Ma tu devi vivere la tua vita, in modo che, tra mille, almeno uno ne rimanga. La morte non puoi arrestarla."
Avessi letto queste parole diversi anni fa, non le avrei comprese e sicuramente le avrei ferocemente giudicate. Oggi, il percorso fatto, mi ha donato la consapevolezza del profondo insegnamento in esse racchiuso.
Perché? Perché si fondano su un faticoso e doloroso processo di accettazione di me stessa.
Forse quando si è giovanissimi si sogna con i piedi per aria, ma l'esperienza insegna che le radici sono quanto mai necessarie e l'unica via per aiutare gli altri é aiutare se stessi.
Quando si impara ad accettarsi è naturale accettare anche l'altro per quello che è e nutrire un profondo rispetto per il suo percorso esperienziale, perché proprio attraverso il superamento delle difficoltà si matura e si cresce ... solo facendo i conti con la propria malattia ci si ferma a fare i conti anche con se stessi.
Spesso il desiderio di aiutare gli altri, essendo sempre disponibili e servizievoli, sottende un profondo bisogno di essere accettati ed amati.
E questo vuoto interiore può essere colmato solo imparando ad accettare ed amare se stessi.
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