Oggi desidero stimolare una riflessione su di una frase di Albert Einstein:
"Un essere umano è parte di un tutto chiamato Universo.
Egli sperimenta i suoi pensieri e i suoi sentimenti come qualche cosa
di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una specie di prigione.
Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione
attraverso l'allargamento del nostro circolo di conoscenza e di comprensione,
sino a includervi tutte le creature viventi e l'intera natura, nella sua bellezza."
La nostra moderna visione del mondo ci ha portati a credere che solo ciò che è fisicamente osservabile sia reale. Questa attitudine ha indotto la mente a prendere il controllo sul corpo, considerato come qualcosa di separato. Analogamente il mondo esterno è visto come un insieme di oggetti ed eventi separati tra loro. Si è persa la visione unitaria, basata sull'approccio energetico olistico, della cultura orientale. Si è perso il contatto con la propria interiorità, si è persa la comprensione del cosmo come realtà unica e indivisibile, in eterno movimento, animata, organica, materiale e spirituale allo stesso tempo.
L'uomo si è trasformato, gradatamente, nell'attore protagonista di una scena calcata nello stesso momento solamente da innumerevoli attori protagonisti, mal disposti a rinunciare alla parte e centrati solo sui propri interessi. Se ci poniamo ai lati del palcoscenico ad osservare la commedia in corso, risulterà evidente come potrà virare in tragedia inaspettatamente da un momento all'altro. Non c'è rispetto per il copione dell'altro, né la propensione a costruire qualcosa che coinvolga gli altri attori in un progetto di più ampio respiro. Nessuno è pronto a rinunciare ai propri diritti, anzi è sbilanciato a tutelarli oltre i limiti sociali e morali del rispetto, sebbene un senso di insoddisfazione perenne ne caratterizzi l'operato.
Un mondo di questo tipo non può funzionare.
Manca di libertà: per se stessi e per gli altri. Non è possibile vivere sempre in all'erta. Né la mia libertà, per essere veramente tale, può soffocare quella di chi mi sta accanto.
E' necessaria una presa di coscienza. Un'assunzione di responsabilità individuale. Un cambio di prospettiva di osservazione. La consapevolezza che il mio benessere non può prescindere da una condizione di armonia con quello che mi circonda.
Ci vuole il coraggio di rimettersi in gioco.
Il coraggio di imparare ad ascoltarsi.
Nessun commento:
Posta un commento