Oggi introduco un esoterista molto importante, ma non molto conosciuto: Eliphas Levì. La lettura dei suoi testi è estremamente difficile, ma offre spunti interessanti su cui riflettere. Ne propongo un estratto da "Il dogma dell'alta magia", edito da Atanor.
"Così l'universo è bilanciato da due forze che lo tengono in equilibrio: la forza di attrazione e la forza di repulsione. Queste due forze esistono in fisica, in filosofia ed in religione. Producono in fisica l'equilibrio, in filosofia la critica, in religione la rivelazione progressiva. Gli antichi hanno raffigurato questo mistero nella lotta di Eros con Anteros, nel combattimento di Giacobbe con l'angelo, nell'equilibrio della montagna d'oro che tiene avvinti, col simbolico serpente dell'India, da una parte gli Dei e dall'altra i Demoni. E' anche raffigurato nel caduceo d'Ermanubi, nei due Cherubini dell'arca, nelle due Sfingi del carro di Osiride, nei due Serafini, il bianco e il nero. La sua realtà scientifica è provata dai fenomeni di polarità e dalla legge universale delle simpatie e delle antipatie. I discepoli inintelligenti di Zoroastro hanno divinizzato il binario senza riferirlo all'unità; separando così le colonne del tempio, pretesero dividere Dio. In Dio il binario esiste solo per mezzo del ternario; se concepite l'assoluto come dualità, è necessario immediatamente concepirlo come trinità, per ritrovare l'unità. Per questo gli elementi materiali, analoghi agli elementi divini, si concepiscono come quattro, si spiegano come due e infine non esistono che in tre. La rivelazione è un binario: ogni Verbo è duplice o suppone il due.
La morale che risulta dala rivelazione è fondata sull'antagonismo che è conseguenza del binario. Lo spirito e la forma si attirano e si respingono come l'idea e il segno, la verità e la finzione. La ragione suprema rende necessario un dogma quando si comunica ad intelligenze finite, e il dogma, passando dal dominio delle idee a quello delle forme, si fa partecipe dei due mondi ed ha necessariamente due sensi che successivamente o contemporaneamente parlano sia allo spirito che alla carne.
Alla stessa maniera nel dominio morale vi sono due forme: una che osa, l'altra che reprime od espia. Queste due forze sono raffigurate nei miti della Genesi dai personaggi tipici Caino ed Abele: Abele opprime Caino con la sua superiorità morale; Caino, per affrancarsene, immortala il suo fratello uccidendolo e si fa vittima del suo proprio delitto. Caino non ha potuto lasciar vivere Abele, e il sangue di Abele non dà più riposo a Caino. "
Ho pensato all' immagine "Caino uccide Abele" del Tintoretto ascoltando l'intuito. Mi piace vedere la circolarità delle due figure: mi hanno ricordato immediatamente il simbolo del Tao (yin/yang: le due polarità in equilibrio dinamico). Se osservate attentamente, le due teste sembrano occupare la posizione del segno opposto nella polarità predominante ad indicare che c'è Luce nella materia come c'è materia nella Luce: come a volerci ricordare che ci appartengono entrambe, sebbene il giudizio mentale ci indurrebbe a dividere i due fratelli in modo molto più separativo (positivo contrapposto a negativo).
Levì cita i due sensi capaci di parlare sia allo Spirito che alla carne. Possiamo osservare la realtà con la mente o con il cuore. In entrambi i casi utilizziamo la mente, ma nel secondo caso è semplicemente uno strumento al servizio del cuore.
Bellissimo l'albero in primo piano di cui si intravede prevalentemente la corteccia: in questo atto ritroviamo la rigidità della materia, dimenticando che le nostre radici devono affondare nella profondità della Terra, la Madre (carne), per poter assurgere al Sole, il Padre (Spirito) nel percorso verso la realizzazione.
Nel mio libro "IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" affronto il tema del dualismo nell'incarnazione, offrendo dell'uomo una visione d'insieme a ricordarne la totalità della natura.
Donatella
Si stabilisce così il principio di una interpretazione del mondo che non riposa più sull'azione divina, ma sul funzionamento bipolare (lo yin e lo yang) e questa concezione si è imposta definitivamente nel cuore della civiltà cinese. Nel quadro del Tintoretto non c'è Dio infatti. Il Tao ed il Cielo non hanno nulla a che fare con il Teos occidentale.
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