7 La Via (pag 71)
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Ciò che è importante, nello Zogqen, è osservare realmente se stessi, e vedere qual è la propria condizione di corpo, voce e mente. Allora si scopre esattamente come si è condizionati in tutti i sensi, e come si è chiusi dai propri limiti nella gabbia del dualismo. Ciò significa confrontarsi con tutti i propri problemi, il che può essere non tanto facile, né piacevole. In generale dobbiamo affrontare molte questioni pratiche: il lavoro, le condizioni di vita, il procurarsi il cibo, o anche le malattie. Possiamo dire che questi sono i problemi relativi al corpo. Poi ci sono quelli della voce, o energia: nervosismo e altri tipi di disturbi. Ma anche se stiamo fisicamente bene e viviamo in condizioni agiate, ci sono ancora i problemi della mente. Questi possono essere tanti, e talvolta sottili e difficili da vedere; noi facciamo col nostro ego ogni tipo di gioco. Il risultato di tutto questo sforzo è che ci costruiamo da soli una gabbia, forse senza mai rendercene conto. Così la prima cosa da fare è scoprire la gabbia, il che si può fare solo osservando noi stessi continuamente. Questa è una delle ragioni per cui lo specchio, o melon, è un simbolo importante nello Zogqen. Non lo si usa solo per spiegare l'interdipendenza delle due verità, relativa e assoluta, ma anche per ricordarci di osservare sempre la nostra condizione. C'è un proverbio tibetano che dice:
Si può sempre notare
sul naso di qualcun altro
anche una cosa piccolissima
come una formica.
Ma sul proprio naso
a volte non si riesce a vedere
qualcosa di grande
quanto uno yak.
Il Dava dello Zogqen significa non guardare all'esterno per criticare gli altri, ma osservare se stessi.
Osservando se stessi si scopre la propria gabbia, ma è necessario che si voglia realmente uscirne fuori. Non basta sapere che c'è.
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Vi è mai capitato di soffermarvi davanti allo specchio ad osservare i vostri occhi con intensità?
E' un'esperienza accessibile a tutti e molto interessante se affrontata con apertura mentale e umiltà.
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